Intervista prof. Umberto Veronesi
 

Intervista al prof. Umberto Veronesi

sulla rivista “Oggi”

Sono un ragazzo che ha scoperto da tre anni quanto sia importante donare il sangue. Ma in Italia i donatori «periodici» (cioè fìssi) sono soltanto 1 milione e 500 mila. Almeno un paio di volte all’anno (d’inverno, quando c’è l’ondata d’influenza, e poi d’estate, quando molti donatori vanno in vacanza), le scorte si assottigliano paurosamente. Professore, che cosa si potrebbe fare per convincere la gente a donare? Antonio B., Bergamo

Trovo davvero molto bello che un giovane senta l’importanza di questo atto di solidarietà, che s’inserisce a pieno titolo nella sensibilità che le nuove generazioni dimostrano nei confronti di un mondo più vivibile e più umano. Il sangue, indispensabile alla vita, non è riproducibile con procedimenti chimici, e l’unica speranza di poterne disporre in misura sufficiente passa proprio dalla disponibilità di ognuno di noi. Penso, perciò, che parlarne sia assolutamente un dovere. A mio giudizio, quest’opera di sensibilizzazione dovrebbe cominciare fin dalla scuola elementare, perché i bambini sono straordinariamente ricettivi a quelli che i nostri padri chiamavano «ì buoni sentimenti»: amore della pace, senso della fraternità universale, disponibilità verso gli altri. Al di là delle definizioni, sono sempre i mattoni con cui si costruisce l’uomo, e io mi permetterei di suggerire che, accanto all’inglese e all’informatica, trovassero posto nei programmi scolastici argomenti in grado dì allargare la visuale dei giovani e dei giovanissimi. Come quella della donazione di sangue. Da quando nel 1900 il patologo austriaco Karl Landsteiner scoprì l’esistenza dei gruppi sanguigni e il fatto che non tutti ì gruppi sono compatibili tra di foro, la trasfusione di sangue o di suoi derivati è diventata attuabile su basi scientifiche, non solo salvando milioni di vite, ma rendendo possibili interventi di alta chirurgia che altrimenti non sarebbero effettuabili. Per capire meglio la preziosa natura del sangue, è bene ricordare brevemente che cos’è: un fluido viscoso, costituito da globuli rossi, globuli bianchì, piastrine e plasma. I globuli rossi, grazie a una proteina contenuta in essi, l’emoglobina, assicurano la funzione vitale di trasportare ossigeno dai polmoni ai tessuti. Proprio d’estate, quando purtroppo si moltiplicano gli incidenti stradali e bisogna avere più sangue a disposizione, sono le trasfusioni di globuli rossi a fare, per tanti feriti gravi, la differenza tra la vita e la morte, ma intanto deve rimanerne stabile la disponibilità anche per gli interventi chirurgici (le sale operatorie non chiudono per ferie!) e per molti pazienti che ne hanno bisogno: malati con leucemie e tumori solidi che provocano anemie gravi, o con difetti congeniti come la talassemia. Per i primi risulta indispensabile anche la popolazione delle piastrine, che nel nostro corpo agiscono depositandosi sulla parete di un vaso sanguigno leso e formando un aggregato che arresta la fuoriuscita di sangue. Infine, il plasma. È un liquido costituito per il 90 per cento da acqua, per il 6-8 per cento da proteine e per il 2-4 per cento da elettroliti. Il plasma fresco, congelato subito dopo il prelievo del donatore, viene scongelato al momento della trasfusione, e diventa risolutivo in casi di estrema gravita clinica, come le emorragie che non si arrestano, a causa di un deficit dei fattori della coagulazione. Dal plasma si ottengono anche preziosi farmaci (come l’albumina e le immunoglobuline generiche e specifiche), che costituiscono in alcuni casi dei veri salvavita, trovando impiego per patologie come l’emofilia, le malattie del fegato e i deficit immunologie!, o per la profilassi delle infezioni, come il tetano o l’epatite B. Tutto ciò è reso possibile solo dalla generosa decisione individuale di entrare a far parte dei donatori di sangue. Si può donare dai 18 ai 65 anni, e non dobbiamo temere che donare il sangue ci feccia male: il prelievo rappresenta infatti soltanto la ventesima parte del sangue che possediamo, e la quantità donata si ricostituisce rapidamente. In più, poiché ogni volta che sì dona si viene visitati dal medico e un campione del sangue viene sottoposto a esame, si ha il vantaggio di tenere sotto controllo, gratuitamente, il nostro stato di salute. Stesi per pochi minuti sul lettino del centro trasfusionale, i donatori sorridono e scherzano. Non temono la piccola puntura dell’ago. E sono fieri di essere li.

 
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